Petrolio in calo, ma le raffinerie USA battono lo S&P500
Negli USA le azioni delle raffinerie di petrolio stanno sovraperformando lo S&P500, tra prezzo del greggio in calo e prospettive di esenzione sul tema dei carburanti rinnovabili. Una piccola nicchia di mercato (vale il 3% dell’indice) in un settore, quello dell’energia, che si conferma debole.
I freddi numeri dicono che da dicembre 2024, con i prezzi del petrolio WTI sceso di quasi nove punti percentuali, l’industria della raffinazione del greggio statunitense ha registrato una performance di oltre 30 punti percentuali; nello stesso periodo lo S&P500 ha segnato un incremento di circa il 13% (fonte dati: Bloomberg).
Se diamo un’occhiata al rapporto di forza tra l’ETF che investe in questa industria e lo S&P500, osserviamo come da inizio 2025 ci sia stata un’inversione di tendenza con l’indicatore che sale e incrocia al rialzo la media a lungo termine. Un segnale di forza per l’industria della raffinazione del petrolio che si fa ancora più evidente se lo mettiamo a confronto con il solo settore energia del listino statunitense.
Le aziende del settore energetico tradizionale, spesso definite come “old economy”, hanno adottato strategie più conservative, concentrandosi su ritorni sugli investimenti più elevati e su una riduzione del debito. Queste pratiche hanno portato a una maggiore stabilità finanziaria e a una performance superiore rispetto ad altri settori, nonostante i prezzi del petrolio non siano ai livelli elevati precedenti.
Alcuni analisti citano anche una nuova proposta dell’amministrazione Trump, che esenterebbe le piccole raffinerie dallo standard sui carburanti rinnovabili, dando respiro ai margini di questa nicchia di mercato.
In ogni caso il settore energia rimane debole e le prospettive per il prezzo del petrolio ancora orientate al ribasso.
